GIARDINI GOVI (lotta all’AIDS)
Genova mia madre,
a questi specchi ho affidato il coraggio della giovinezza, accanto a queste onde ho iniziato a sentirmi vivo come il primo giorno di scuola elementare; anche quando mi rifugiavo in piccole morti. Che fossero orgasmi o punture di una zanzara, che i grandi hanno creato per non avere concorrenza.
Non può essere un errore a scrivere il destino.
Devono esistere anticorpi per impedire che la forza si trasformi in violenza, la speranza in paura, il piacere in malattia. Ma noi paghiamo il prezzo di aver attentato al padre, un Edipo condannato ai sintomi di ogni male, esposto ai porci comodi degli dei e in cambio una sindrome da immunodeficienza.
E può essere il destino a far entrare certi in farmacia e altri invece, là dentro, farsi arrestare? E può essere la Compagnia delle Indie a decidere chi sopravvive per un pezzo di lattice e chi, invece, muore compiendo il più naturale degli istinti? (G8 Genova: 19 anni dopo, avevamo ragione noi)
STADIO CARLINI (un altro mondo è possibile)
Genova mia madre,
quante lingue in questo catino. Il mondo intero si è dato appuntamento in questo tuo ombelico, il cui cordone parte da Porto Alegre e passa per il Chiapas, Seattle, Göteborg, Napoli.
Per dire che le democrazie non possono andare contro l’etimologia, che non possono essere otto grandi a decidere per duecento più piccoli. Che questo è il modo di comandare dei ricchi attraverso le democrazie, di truffare con le parole: missioni di pace, esportazione di diritti, ministri della difesa, cittadini.
E poi sono bombe sui bambini, governi fantocci ad aprire mercati, guerre tribali armate da stati, persone che cercano un rifugio. Moltitudini che diventano uno. Guerre atomiche, anche in questo senso.
Allora la missione di pace la facciamo anche noi, con armi di bottiglie piene di niente, gommapiuma a cancellare le offese, disobbedire per diventare grandi. La crociata dei bambini per un altro mondo, ancora possibile.
PALAZZO DUCALE (voi G8 noi 6 miliardi)
Genova mia madre,
non potevi che consegnare questo luogo di potere a chi se ne sta fresco nel suo completo, sorridendo a favore di telecamera e fa sapere al mondo cosa si è deciso attraverso conferenze stampa.
Dalla sua fortezza, di barricate in metallo, che è una zona color sangue ma sangue di altri. Il doge comanda con i suoi editti, non dialogando.
Ma ci sono leggi non scritte che fondano la giustizia. Come le leggi del mare, che il pescatore conduce nel silenzio delle onde. Ad esempio, sa che se un suo compare rompe la barca ha bisogno di aiuto, se non per solidarietà, sicuramente per calcolo: per non vedersi rubata la propria o ancor peggio il proprio pescato. La fame, è risaputo, acceca. Se poi non è il mare a complicare la vita ma la sete di potere di qualcuno, allora la fame non è solo cieca. È anche vendetta.
Cancellare un debito è da buoni cristiani, cari dogi. Riconoscere un credito è diminuire i propri debiti con la storia.
Immagine di copertina:
Laddove c’era il murales. Grafica wall:out magazine su fotografia di Daniele Modaffari
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