Una mattina, mi son svegliata… e ho trovato la Melon.
Dicono che associare FdI al fascismo è sbagliato e anacronistico. Sarà. Fatto sta che ieri mattina mi sono alzata dal letto con una gran voglia di mettere “Bella Ciao” e alzare il volume delle casse, tanto per ricordare almeno ai vicini e alle vicine di casa che dalla mia porta rigurgiti simil fascisti non passeranno mai e che ora comincia una Resistenza feroce, viva, attiva.
Resistenza, sì, ma anche controproposta, io spero.
Non si vince solo con una buona difesa. Resistere non basta. Occorre agire. Distruggere (salvare il salvabile? Ma cosa c’è da salvare di questa pseudo sinistra annacquata e incoerente?), costruire, tirare su un’alternativa decente, credibile, soprattutto coraggiosa. Tirare dentro gente, anche.
I risultati di queste ore, per assurdo, mi hanno ferita meno del previsto. Temevo una Meloni ancora più forte. Ricordiamo che qualcuno favoleggiava di poter mettere mano alla Costituzione, in solitudine. Sale spontaneo uno “sticazzi”. Qua e là, poi, piccole ma importanti soddisfazioni, come Cucchi in Senato – una spina nel fianco che spero continui a pungere! – o la disfatta senza attenuanti della Lega.
La maggioranza, d’altronde, è un minestrone che non mi convince. E c’è un dato, tra tutti il più importante, tagliente, schiacciante: solo poco più della metà degli/delle aventi diritto di voto ha votato.
Nelle prossime ore avremo forse qualche interessante profilo del popolo assente che di fatto ha decretato la sorte – provvisoria – del paese.
Sarà interessante comprendere il ruolo dei social network, valutare la partecipazione giovanile.
Già scopriamo che il sud si è espresso meno del nord, che in Sardegna si è praticamente espressa solo la metà della cittadinanza. E quindi, non solo ci guida “il governo più a destra dai tempi di Mussolini“, come subito ha titolato Cnn, ma tocca pure fare i conti con il più basso dato di affluenza alle urne della storia della Repubblica.
Continua così il tragico trend al ribasso, con tantissime, troppe persone che non credono nella politica e in ciò che rappresenta (o non possono farlo?), che affidano il destino del paese alle scelte altrui.
No, non è una vittoria maestosa di Meloni
Il suo partito si afferma nettamente ma la vera vittoria, come disegnato dalle più tristi previsioni, è di chi non crede più in nulla e in nessuno. E di questo risultato sarebbe bene fare tesoro.
Ora mi sembra importante asciugare le lacrime e accendere la lotta. Perché la lotta ci servirà e dovrà essere martellante, costante anche fuori dai margini temporali delle campagne raccatta-voti. I diritti civili, le politiche verdi, le battaglie contro le disuguaglianze di ogni tipo saranno le vittime prescelte, tutto questo e anche di più andrà difeso con energia.
Bisognerà appellarsi ai fatti, inventare nuovi strumenti e nuove risposte, ascoltare davvero le domande, toccare la realtà quotidiana di chi vive nel precariato, nella fatica economica, nella paura del baratro della povertà. Servirà tenere saldi gli ideali ma parallelamente parlare la lingua delle persone. Nel mio caso, sarà fondamentale uscire dalla bolla sociale (e dalla bolla social!) che ci tappa la vista.
Intanto l’estrema destra europea, conservatrice e sovranista, si congratula con colei che con ogni probabilità sarà la prima donna premier della storia d’Italia.
Immagine di copertina:
I papaveri, Claude Monet. Fonte Wikicommons
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