Sono passati mesi dall’ultima volta che ci siamo trovati sulla pista da ballo. Un grande problema non solo per i locali, gli artisti e gli operatori, ma anche per tutti coloro a cui urge ballare e ascoltare della musica a tutto volume. Il mondo cambia, la musica fa lo stesso. Ma ciò non significa che produttori e musicisti abbiano smesso di sfornare dischi per le dancefloor di tutto il mondo, e non significa nemmeno che noi abbiamo smesso di ascoltarli. Che sia il club più underground o il salotto di casa, a volte c’è proprio bisogno di lasciarsi andare.
Per questo motivo ho deciso di presentare ai lettori di Wall:out Dancefloor Nostalgia.
Una playlist settimanale dove seleziono e commento dieci brani dal mio archivio, nel tentativo di allietare il vostro weekend. Troverete nuove uscite e classici senza tempo, senza grandi distinzioni; la prerogativa è una sola: farvi ballare.
1 • NY*AK feat. Ian Blevins – Xager
Dollar EP
Technicolour, 2016
Iniziamo con un po’ di house made in UK. Andrew Scott (alias NY*AK), quattro anni fa rilascia “Dollar EP” su Technicolor, sublabel di Ninja Tune dedicata ai singoli. “Xager”, la prima traccia dell’EP, sin da subito si mostra per quello che è: un brano ipnotico, malinconico, che ci trasporta in una dimensione di emotività e riflessione. Con brani come questo, capaci di evocare pensieri e ricordi (belli o brutti che siano), il ballo diventa pura espressione dello stato emotivo interiore, un gesto catartico che spesso ci permette di elaborare e superare alcuni nodi irrisolti del nostro essere.
2 • Dan Curtin – House Spirits
The Backpack EP Vol. 2
D3 Elements, 2015
“House Spirits” a mio avviso è un vero capolavoro house – manufatto di un grande produttore come Dan Curtin – comparso inizialmente nel 2014 sulla compilation “Cosmic Computer” della label Sonic Mind di Donnel Knox e l’anno seguente nel secondo volume dell’EP various artist “The Backpack” curato dalla D3 Elements. Il brano si fa leggere come un ode agli spiriti della house music, che si manifestano in coloro che ereditano il bagaglio musicale dei padri fondatori e che a loro volta rendono tangibili gli stessi spiriti sulla pista da ballo.
3 • Gemini – Let’s Go
The Music Hall
Cyclo, 1999
Spencer Kincy, in arte Gemini, è una figura mitica della house di Chicago, di cui si sono perse le tracce dopo la pubblicazione di “The Music Hall”, il suo ultimo album uscito nel 1999. Girano diverse voci sul suo conto: si dice che a causa di problemi di salute mentale sia scomparso dalla scena, ma sul web si trovano unicamente vaghe speculazioni. Tale situazione, combinata all’altissima qualità delle sue produzioni (che continuano a definire lo stile di Chicago, nella sua sfumatura più funk e minimale) ha reso ancora più rare le poche copie in circolazione, e ha fatto sorgere questioni di stampo etico rispetto alla ristampa degli stessi dischi. Al di là di tutto, in tutto il mondo si continua a rendere onore alla sua musica immortale.
4 • French Touch 2 feat. Teddy G. – What Would You Change
French Touch 2 EP
Ornaments, 2017
La prossima traccia è tratta dall’EP “French Touch 2” del newyorkese Pal Joey. Pal è un punto di riferimento per la scena di New York e vanta una discografia ben nutrita. Attraverso i suoi tanti alias esplora la house, l’hip hop e la disco con il suo tratto inconfondibile, lasciando un segno importante nell’underground della Grande Mela. “What Would You Change” è sicuramente la traccia più magnetica del disco: con un groove minaccioso e i suoi colpi di cassa belli pieni e rotondi, incolla inevitabilmente alla pista da ballo.
5 • DJ Qu – Law
Law EP
Deep Vibes, 2010
Nell’EP “Law” emerge prepotentemente la forza rituale delle produzioni di DJ Qu, americano (da non confondersi con il DJ Q scozzese) vicino a personaggi come DJ Jus-Ed e Fred P. La versione originale (senza nulla togliere ai due gradevoli remix presenti sul disco) è piena di carica tribale, particolarmente oscura e esoterica, e racchiude perfettamente la vena deep di DJ Qu.
6 • FP-Oner – Infinite Love
5
Mule Musiq, 2015
Fred Peterkin, sotto i suoi differenti pseudonimi, riesce sempre a dettare gli standard della vera deep house: non un sotto-genere mieloso della house ma uno stile musicale che scava nel profondo del nostro inconscio rivelando scenari sonori inediti ed estremamente suggestivi. Ciò che è deep deve fare proprio questo, e Fred P ci riesce egregiamente. “5” è il primo album di una trilogia pubblicata sotto il moniker di FP-Oner per la giapponese Mule Musiq, nella quale alterna sonorità atmosferiche, armonie lunari e malinconiche, groove serrati e sintetizzatori eterei. In questo progetto è racchiuso il tema del viaggio, raccontato attraverso diversi framework musicali (ovvero le tracce stesse), che danno organicità agli album e li rendono perfetti per una fruizione consequenziale.
7 • Jon Dixon feat De’Sean Jones – Our Love Goes Over
Sampa EP
4EVR 4WRD, 2018
Jon Dixon (e con lui anche il sassofonista De’Sean Jones) sono gli eredi della formazione live di Underground Resistence “Timeline”, sorella dell’altra celebre formazione (Galaxy 2 Galaxy) coordinata da Mike Banks, alla quale si sono annessi nel 2011. La band ha spostato i confini del genere, mescolando influenze jazz e l’immaginario techno afro-futuristico e coniando per questo splendido ibrido la definizione di high-tech jazz. Jon Dixon si radica a questo contesto e orienta la sua ricerca musicale nella stessa direzione dei suoi predecessori, aprendo nuove porte di una dimensione musicale di cui c’è ancora tanto da esplorare.
8 • Patrice Scott – Untitled A1
The Euphonium EP
Sistrum Recordings, 2014
“The Euphonium EP” è l’EP di preview che precede di un anno l’uscita del primo (e unico, ad ora) album del detroiterPatrice Scott. Il primo brano del lato A del disco è una traccia fluttuante e delicata, pubblicata qui ancora senza titolo, che nell’album diventerà proprio la title track (in versione dub mix). Personalmente preferisco questa versione più cruda e minimale.
9 • Max D – Wave & Particle
Boost
Future Times Records, 2016
Eccoci alla traccia più strana della settimana (non sarei contento se non ci fosse qualcosa di particolarmente sconvolgente): il suo autore, Andrew Field-Pickering, in arte Maximilion Dunbar (o semplicemente Max D) non è da meno. Owner della label sperimentale Future Times, che vuole esprime il sound del futuro, rifuggendo da ogni trend e paradigma della club music, rilascia “Boost” nel 2016, frutto di una serie di collaborazioni di alto livello. Questo lavoro si orienta infatti nella direzione di Lifted, progetto musicale in cui collabora con giganti come Gigi Masin, Jordan GCZ (Juju & Jordash), Motion Graphics e altri. “Wave & Particle” è forse la traccia più ballabile del disco. Consiglio l’ascolto integrale agli ascoltatori più aperti e pronti ad accogliere sonorità complesse.
10 • Lawrence Le Doux – Pollution
Pollution
Vlek, 2015
Chiudiamo l’anno (e la playlist) con un brano speciale: “Pollution” del produttore belga Lawrence Le Doux. Pubblicata su Viek nel 2015, questa traccia esprime amore, pace, serenità. Eppure riesce ad essere graffiante, attraverso le hats distorte e il classico four on the floor. La melodia pacificante e carica di emotività della prima parte si dissolve a metà canzone per lasciare spazio alla ritmica e ad i synth che riportano il focus sul movimento del corpo. Così chiudiamo questo 2020, con un buon auspicio per il futuro e un messaggio di amore, ma anche con un richiamo al nostro lato istintivo e animale.
Immagine di copertina:
CODE WAR. Foto di Micaela Malusà
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