CINEMATIC*PILLS | The Neon Demon
2016, regia di Nicolas Winding Refn
Trama
Jesse, Elle Fanning, in apparenza una ragazza indifesa di sedici anni, si trasferisce dalla Georgia a Los Angeles per perseguire il sogno di diventare modella ma dal suo arrivo in città sembra che qualcosa di inquietante debba succedere.
Recensione
La sua figura così vulnerabile non è poi da considerarsi tanto innocua come potremmo immaginare: Jesse è l’immagine a cui tutti vogliono assomigliare, non tanto per la sua sessualità o per le curve del suo corpo ma per quello che quel corpo emana attirando a sé chiunque la circonda.
L’immagine con cui viene identificata è il neon a forma di triangolo rovesciato, simbolo utilizzato anche come logo del film: questo segno sembra essere quasi l’immagine di un utero, simbolo di una femminilità attribuibile solo a Jesse e non alle altre donne “bioniche” perfette e invidiose dell’adolescente.
Luci e colori
Luci, neon, colori, musica, sagome e immagini svuotate di un senso: attraverso questi elementi il regista ci propone una visione di una società contemporanea non del tutto reale perché estremizzata e distorta, i personaggi non sono reali così come le loro pose e i colori che li abbagliano.
Il regista ci propone un horror colorato ed esteticamente meraviglioso dietro al quale però vi è qualcosa di atroce. Rosso e Blu sono i due colori dominanti e ricorrenti, il primo indica il pericolo, il secondo il narcisismo che porta sempre a una rovina.
La luce nel film è paralizzante ed è l’elemento scatenante della follia nei confronti di Jesse; la ragazza infatti emana una nuova e splendida luce di cui sarà realmente consapevole dopo qualche periodo all’interno di quel mondo.
L’aspetto estetico del film è bellissimo. L’intenso croma e luce danno forma agli spazi e agli elementi, colori molto intensi che garantiscono la forma dell’oggetto e dell’immagine. Le sfumature dei colori sono in questo caso essenziali perchè il colore stesso diviene il mezzo con cui si descrivono e si delineano gli elementi.
I piani sequenza sono lunghi e questo particolare utilizzo del colore li rende quasi ipnotici.
Rapporto bellezza-morte
Jesse e la sua bellezza sono sempre messi in rapporto con la morte: più volte si propone l’immagine di corpi che sembrano cadaveri, immobili bianchi e dalle pose innaturali così come le espressioni dei volti o meglio un’assenza di espressioni per non deturpare il viso.
Le modelle inquadrate vengono totalmente plasmate e create da ciò a cui si vuole aspirare e di loro appare quindi solo una terribile artificiosità.
Il regista ci parla di un’ossessione riguardo la bellezza, ossessione che viene analizzata attraverso l’oggettivazione dei corpi femminili: vengono svuotati di un’ individualità e resi inanimati per la privazione sia di emozioni che speranze.
Il vuoto che si crea cercherà di essere colmato nell’atto che compiono Gigi Ruby e Sarah nei confronti di Jesse: queste “donne” uccidono Jesse proprio per impossessarsi della bellezza che la contraddistingue, emblematico in tal senso è quindi il cannibalismo e la doccia nel sangue che chiudono il film.
Perchè d’altronde cosa fanno i demoni? Si impossessano dei corpi per vivere.
All’inizio del film la truccatrice Ruby riferendosi ai rossetti, afferma che ogni donna sceglie il colore di rossetto in base se questo si riferisce o a del cibo o a un fine sessuale. Ruby allo stesso modo si approccerà a Jesse, prima cercando di stuprarla ma venendo respinta, poi attraverso un vero e proprio rituale di sangue.
Ma di cosa vuole parlarci Nicolas Winding Refn?
L’oggettificazione del corpo della donna per la ricerca di una bellezza assoluta è sicuramente la tematica di maggior rilievo nel film e più volte ci si pone davanti alla domanda cosa rende davvero femminile una donna? le sue curve, la sua perfezione o la sua naturalezza?
Sebbene il regista non arrivi mai a determinare cosa sia da identificare come giusto o sbagliato, i vincitori in The Neon Demon sono il demone e l’immagine di un mondo privo d’anima.
Disponibile su Netflix
Trailer
Immagine di copertina:
wall:in media agency
Scrivi all’Autorə
Vuoi contattare l’Autorə per parlare dell’articolo?
Clicca sul pulsante qui a destra.