Canto di Tricapodanno. Ovvero la fine della Storia(ella)

Canto di Tricapodanno. Ovvero la fine della Storia(ella)

Era la fine della Storia. O meglio, della storiella. O delle storielle, fate voi.
12 Gennaio 2025
3 min
83 views

La leggenda vuole che dopo il countdown al Tricapodanno, il ‘sindaco della Liguria’ si sia ritirato nelle sue stanze del palazzo della Regione per doveri di rappresentanza, con degli ospiti illustri. Perché si sa, a lui piace fare le cose in grande.

Con in mano un calice di spumante, lo aspettavano comodamente seduti su alcune poltroncine: Francis Fukuyama, politologo e saggista, ed Edgard Allan Poe in libera uscita dal mondo degli spiriti scrittori.

Il nostro sindaco regionale pieno di entusiasmo e possanza per il bagno di folla appena fatto, imbastiva subito una chiacchierata sul successo della serata, sullo stato di salute ottimo della Liguria e della grandezza del futuro che attendeva la Regione.

Poe lo seguiva con estremo interesse tra un sorso e l’altro, ponderando su quanto siano peculiari gli uomini di governo nella contemporaneità.

Fukuyama preferiva invece lasciarlo parlare dato che in effetti, fino a quella sera non ne aveva mai sentito parlare. Inoltre, trovava pittoresco ma anche ammirevole che un uomo così provato nella salute si desse ancora così tanto da fare per le istituzioni.

La conversazione in breve aveva smesso di essere tale diventando una lista di successi e promesse mantenute elencate a manetta con quel tono marmoreo e abrasivo che lo contraddistingue.

Poi però qualcosa accadde

Inizialmente sembrò un brusio distante, difficile persino da intuire. Man mano aumentò il tono come il Bolero in quella che sembrava a metà tra una cantilena e un litigio.

Fukuyama iniziò a guardarsi intorno disorientato. Non capiva, ancora stanco dal jet lag. Poe era invece già un po’ alticcio, ma per lui niente di nuovo, anzi.

Fu proprio a lui che dopo cinque minuti buoni di quella cantilena insulsa si accese un’intuizione. Era una voce che arrivava da dietro qualcosa!

La sua esclamazione, seppur composta, fece trasalire il sindaco dei liguri che si guardò attorno pensando subito che gli avessero messo una cimice difettosa in ufficio per spiarlo. 

Fukuyama tirava occhiate attorno con aria divertita, come se stessero giocando. Edgar posò il calice sul tavolino iniziando a camminare per la stanza fino a trovarsi sopra il tappeto.

Da lì, gli sembrò che la voce fosse più vicina. Con foga entusiasta tirò via il tappeto e fu allora che la voce riuscì finalmente a essere pienamente udibile e distinta. Era lo spirito del Capodanno Ligure passato che, incastrata in un anfratto del pavimento sotto il tappeto, borbottava con accento genovese:

ma finiscila belandi!”.

Era la fine della Storia. O meglio, della storiella. O delle storielle, fate voi

Dopo anni di oblio in cui ogni lacuna e malfunzionamento erano attribuiti a chi era in carica prima, alle “donne il tempo ed il governo”, evidenze palesi tramite la cronaca iniziano a raccontare qualcosa di diverso.

A partire ad esempio da una sanità regionale che dopo essere stata glorificata (giustamente, ma per l’iniziativa e la serietà dei singoli reparti e del personale) durante il Covid, si sta ritrovando sempre più in emergenza con liste d’attesa infinite che di certo non si sono create dall’oggi al domani.

Se fino a qualche anno fa si andava in Paesi dell’Est per spendere meno, oggi si va in regioni limitrofe per avere una visita in tempi ragionevoli. 

Personale medico che vuole fuggire dalla sanità pubblica per cercare migliori condizioni di lavoro in quella privata. La stessa sicurezza del personale medico, che fino a pochi anni fa era ovvia, ora è diventata un’emergenza nell’emergenza alla quale il potere decisionale non sa dare una soluzione congrua.

Ed è proprio l’aspetto della sicurezza la storiella che sembra finita peggio.

Le campagne elettorali per Genova e per la Liguria hanno visto battere in modo insistente sul tema della sicurezza fin dalla rimonta del centro destra e l’elezione a Sindaco di Bucci.

Ma se da un lato i reati sono in calo in tutta Italia, dall’altro la percezione della sicurezza a Genova è calata drasticamente. Un’interessante cartina tornasole è la classifica della qualità della vita nei capoluoghi di provincia italiani nel 2024, stilata dal Sole 24ore.

In questa, Genova scende al 54° posto, tra l’altro anche a causa di reati come i borseggi sopra la media nazionale, ma a farci pensare dovrebbe essere il calo degli indici riguardanti la demografia (sempre più anziani e meno giovani), le ondate di calore (su cui c’è poco che una amministrazione comunale possa fare direttamente, ma azioni di mitigazione come zone verdi studiate appositamente sarebbero un buon inizio) o il rischio frane.

Se il Canto di Natale di Dickens portava lo scorbutico Scrooge a una redenzione tramite l’analisi di coscienza, osservando gli spiriti dei Natali futuri, il nostro improvvisato Canto del Tricapodanno ci regala poche speranze in tal senso. Anche perché in fin dei conti, Scrooge formato sindaco di tutti i liguri è il personaggio che la maggioranza ha scelto per interpretare, in questo frangente, il protagonista nella storia della nostra Regione. 

Noi lo critichiamo e lo prendiamo in giro, ma in effetti sbagliamo.

Non è un bersaglio di critiche e frustrazioni quello a cui dovremmo mirare, ma uno specchio per comprendere cosa sia cambiato in noi, intesi come società ligure. O, se magari ci sentiamo più mistici, cosa sia cambiato nello spirito ligure medaglia d’oro alla Resistenza che oggi ha imboccato un corso diverso.

È la mancanza di conoscenza dei “Capodanni” passati, intesi come Storia, a ingannarci, oppure è quella patina appiccicosa di cinismo che è colata da un po’ di tempo su tutti noi, che ci impedisce di interessarci realmente a un domani inteso come progetto di vita, di crescita, di sviluppo, relegandoci a vivere un eterno presente ripetuto fino al perdere di significato e oramai stantio?

Immagine di copertina:
Fonte Flickr


Scrivi all’Autorə

Vuoi contattare l’Autorə per parlare dell’articolo?
Clicca sul pulsante qui a destra.


Demoela. I giochi di società possono salvare le relazioni umane?
Articolo Precedente

I giochi di società possono salvare le relazioni umane?

Ultimi Articoli in Medium

Familia, vincitore del Leone d’oro a Venezia, ritorna nelle sale dal 25 al 30 novembre

Familia. Leone d’oro a Venezia

Familia, già vincitore alla 81esima Mostra del cinema di Venezia, ritorna nelle sale dal 25 al 30 novembre per clebrare la Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.
TornaSu

Don't Miss