Anatomia di una balena: mostra Moby Dick - La balena. Una grande mostra dall’antichità all’arte contemporanea, Palazzo Ducale. Genova

Anatomia di una balena

Viaggio nel ventre di una balena: visita alla mostra “Moby Dick” al Palazzo Ducale di Genova.
9 Novembre 2025
3 min
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Pioveva che sembrava che una balena spargesse acqua dallo sfiatatoio in continuazione. Non poteva che avvenire in una giornata del genere la mia visita alla mostra “Moby Dick – La balena. Una grande mostra dall’antichità all’arte contemporanea”, ospitata dal Palazzo Ducale di Genova.

Di certo, l’esposizione non va mai fuori di tema, visto che è presente tutto ciò che può essere vagamente ricondotto alla storia del grande cetaceo.

Lo sforzo congiunto, tra gli altri, del Museo di Storia Naturale “Giacomo Doria”, del Galata – Museo del mare, Castello d’Albertis – Museo delle culture del mondo, Museo Chiossone, Museo di Villa Croce e i Musei di Strada Nuova ha permesso di raccogliere da ogni angolo di Genova ossa, strumenti e cimeli che aiutano chi visita a immergersi in un’atmosfera da abisso marino.

“Se soltanto lo sapessero, quasi tutti gli uomini nutrono, una volta o l’altra, ciascuno nella sua misura, su per giù gli stessi sentimenti che nutro io verso l’oceano”
— Moby Dick, H. Melville

L’intera mostra sfrutta vari tipi di linguaggio per farci dialogare con il mare e i suoi abitanti. Di conseguenza, è logico partire da chi, per primo, ha tradotto in italiano il romanzo di Melville: Cesare Pavese.

L’autore piemontese, ancora giovanissimo, era stato folgorato dalla letteratura americana che, in confronto al contesto culturale italiano, ancorato al porto della tradizione, gli appariva navigare libera e indomita in acque inesplorate.

Nei suoi saggi, la descrive come “il gigantesco teatro dove con maggiore franchezza che altrove veniva recitato il dramma di tutti”.

Pavese, nella balena, vide il mondo spogliato delle sue ipocrisie.

Lo stesso sentimento è espresso dal lavoro di Emilio Isgrò, che scarnifica le prime tre pagine del romanzo, per esaltarne l’essenza.

Anatomia di una balena: una grande mostra dall’antichità all’arte contemporanea, Palazzo Ducale. Genova
Foto di Elena G.

Nella sala successiva, la Cappella del Doge, si trova un’altra opera di erosione, questa volta del mare: grandi ossa di cetaceo rimettono in prospettiva la dimensione umana. 

In sottofondo, le vocalizzazioni dei cetacei, raccolte da Alberto Tadiello in “CORALE. Endlessssssssong”, avvolgono ed elevano come canti spirituali.

Per alleggerire la sacralità, la Sala del Collezionista, ci restituisce la dimensione popolare del racconto della balena: una serie di reliquie e memorabilia dimostra quanto un racconto ‘classico’ sia tale quando riesce a comunicare il proprio messaggio sia attraverso gli anni che attraverso le varie profondità della cultura popolare.

Stampe, fotografie, fumetti, riviste, giochi da tavolo: l’immaginario condiviso è testimone della grandezza della balena. 

Un capitolo a parte si apre sulla storia di Giona e la balena.

Nonostante nella religione cristiana sia considerato un profeta minore e il suo libro sia composto solo da quattro capitoli, l’episodio in cui Giona viene inghiottito da “un grosso pesce” ha ispirato numerose rappresentazioni.

Si possono ammirare, infatti, un vaso farmaceutico che raffigura con vivacità il racconto biblico, ma anche la scena clou dell’inghiottimento scolpita su pietra da Filippo Napoletano. 

Dulcis in fundo, le litografie di Salvador Dalì e Marc Chagall, che hanno interpretato, nella loro visione geniale e onirica, l’episodio biblico.

Anatomia di una balena: una grande mostra dall’antichità all’arte contemporanea, Palazzo Ducale. Genova
Foto di Elena G.

Imparare a guardare attraverso gli occhi dell’altro è il concetto che sta dietro a due installazioni che mettono l’essere umano ai margini. 

Paradossalmente, è al centro della sala che si fruisce al meglio dei tre schermi che proiettano “Vertigo Sea”, lavoro imponente di John Akomfrah.

Chi guarda è imputato alla sbarra e testimone inerme delle atrocità umane dei confronti della propria specie e del mondo naturale.

L’installazione di Clara Hastrup è una dimostrazione di come siamo solo ospiti dell’ecosistema: due acquari ospitano pesci (poverini), i cui movimenti vengono tradotti in impulsi in grado di attivare strumenti musicali. La percezione è quella di assistere a un concerto da sotto il mare.

Si prosegue il percorso tra libere interpretazioni della figura del cetaceo e contributi che arrivano dall’altra parte del mondo.

La simpatica balena in altalena di Cosima Von Bonin, il gioco linguistico “baleno/balenare” che ha ispirato Mauro Panichella per la sua opera “Fulgor”, il cortometraggio “Moby Dick” dell’artista Guy Ben-Ner, gli album di Kitao Masayoshi e Katsushika Hokusai che testimoniano il rapporto del Giappone con il grande mammifero, i parallelepipedi irregolari di Claudia Losi, che rappresentano i “Muktuk”, cibo a base di parti di balena, tradizionale della cultura Inuit e Chukchi.

“Testimoni, l’orso bianco polare e il pescecane bianco dei tropici: che cosa se non la loro levigata e fioccosa bianchezza li rende quei supremi orrori ch’essi sono? È quella spettrale bianchezza che dà una così orrenda benignità, anche più ripugnante che non spaventosa, alla muta fissità dei loro aspetti”
— Moby Dick, H. Melville 

Anatomia di una balena: una grande mostra dall’antichità all’arte contemporanea, Palazzo Ducale. Genova
Foto di Elena G.

Particolarmente suggestiva la sala dedicata a un’altra grande caratteristica della balena, la bianchezza, alla quale lo stesso Melville dedica un intero capitolo.

Allo stesso tempo affascinante e mostruoso, assenza di colori e presenza di ogni sfumatura, appiattimento e tridimensionalità, il biancore è qui indagato in ogni sua forma.

Al centro della stanza, la “Ricostruzione della balena” di Pino Pascali emerge dagli abissi per abbagliare con la sua purezza e metterci di fronte a noi stessi, come Achab. 

Anatomia di una balena: una grande mostra dall’antichità all’arte contemporanea, Palazzo Ducale. Genova
Foto di Elena G.

Prima di riemergere nel mondo, è possibile riprendere fiato lasciandosi avvolgere dall’installazione di Wu Tsang, “Of Whales”.

Ci si sdraia su un morbido cuscino e ci si lascia cullare da paesaggi oceanici che vengono rigenerati in continuazione. 

La superficie può ancora aspettare.

Immagine di copertina:
Foto di Elena G.


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Elena G.

Nata a Genova nel 1994, antropologa e autrice, ha pubblicato con Marco Aime, Bruno Barba e Mara Surace, Antropologi tra le righe (GUPress, 2020), con Mara Surace Spoiler! (Meltemi, 2022) e Genova fuori rotta (Bottega Errante, 2023), Il ballo delle acciughe (Bottega Errante, 2024).

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