Lavagna è un piccolo paesino inglobato nella città metropolitana di Genova, dove «la vita è limitata da confini geografici, da punti saldi che non puoi superare: il campo d’esistenza è tra il fiume Entella e le rocche di Sant’Anna».
Dentro queste coordinate spaziali, tra i banchi di scuola, un giorno due ragazzini posano gli occhi l’uno sull’altro, forse vedendo il riflesso della persona che avrebbero voluto diventare.
Si instaura un’amicizia profonda, vitale, tenace, che cresce e matura assieme a quei due bambini, poi divenuti ragazzi e infine giovani adulti, che finiscono per aggrapparcisi come fosse una stella polare nel cielo buio.
Il legame che lega Leonardo e Gabriele, e il riflesso che esso irradia nelle loro esistenze, è al centro del romanzo pubblicato quest’anno da NNE, Stelle per pianeti, esordio dell’autore ligure Alessio Parmigiani.
Sognare in modo diverso
Nella quotidianità di Leonardo e Gabriele prende presto forma un’amicizia viscerale, talvolta idealizzata, talvolta potente come una forza inquinante, che li segue per tutti gli anni più formativi della giovinezza fino alla soglia dei vent’anni.
Leo e Gabs sognano di crescere lontani da quel paesino ligure, di ampliare la visuale che la provincia preme con forza, di ammirare con occhi nuovi orizzonti diversi, fatti di innumerevoli futuri possibili.
A Lavagna, dove sono nati e cresciuti, sembra attenderli solo una vita già prestabilita: a Leonardo spetta la bottega del padre, mentre Gabriele sente ci siano solo sensi di colpa e rabbia repressa.
Sentono la mancanza di uno spazio ampio a sufficienza per sognare in modo diverso, sentendosi stretti in percorsi che sembrano essere stati già tracciati.
Gabriele vive in un contesto familiare che lo incolpa della morte del padre e della sofferenza della madre.
Senza punti di riferimento delineati da bontà e comprensione, ma levigati da una rabbia crescente verso ciò che lo circonda e da un’impulsività vuota, Gabs si sente in un vicolo cieco e non riesce a capire da che parte andare, continuando a sbattere la testa contro muri scorti solo troppo tardi.
Leonardo è un ragazzo più cauto e comprensivo, che vede la sofferenza di Gabs e tenta di racchiuderla nel suo lato più fanciullesco e fragile, quella del bambino in attesa di un abbraccio al funerale del padre.
Così prende forma un legame d’amicizia di pesi e contrappesi: Leonardo è per Gabriele la forza magnetica al bene, alla calma, alla razionalità; Gabriele rappresenta per Leonardo una mappa astrale, come una stella polare che indica la strada per realizzarsi.
L’equilibrio, però, si spezza inaspettatamente una notte d’estate, quando durante una sfuriata Gabs si accanisce su Leonardo con calci e pugni.
Episodi di violenza fisica da parte di Gabriele non sono mancati nel tempo, ma quel giorno l’eruzione della rabbia che porta dentro colpisce direttamente l’amico, lasciandolo incredulo e agonizzante a terra.
Leonardo si allontana, segnando l’inizio della rottura dell’equilibrio che pareva tenerli ancorati alle loro vite. Senza Leo a fargli da contrappeso, Gabs è in balia di ciò che porta dentro e Lavagna, come un’onda, torna incessantemente a ricordargli che non è abbastanza.
Ognuno copre l’assenza dei propri fantasmi come può
Un giorno Lavagna si sveglia e di Gabriele non c’è traccia.
I sei anni successivi trasformano i giorni di chi si trovava nell’orbita di Gabriele in macigni e l’assenza di quel ragazzo difficile da comprendere aleggia nell’aria genovese come un fantasma.
I sogni di andarsene altrove sfumano nella quotidianità di un’esistenza che non si è avuto la forza di alterare, persa in incombenze e occasioni mancate.
Così, mentre gli altri amici d’infanzia Alberto e Sarim sembrano procedere per tentativi nel delineare un’ordinarietà tollerabile, Leonardo rimane incastrato nell’assenza di Gabs:
«Non c’era più nessuno da ammirare, nessuna stella polare. Ero incompiuto – non incompleto, proprio incompiuto: senza possibilità di realizzazione.»
Leonardo rifiuta la totale assenza dell’amico, trattenendo in sé stesso la parte più aggressiva e impulsiva di Gabriele, finendo per sentirsi estraniato dalla sua stessa vita. Ognuno copre l’assenza dei propri fantasmi come può.
La verità di quella partenza improvvisa torna a galla sei anni più tardi, come una minaccia, e Leonardo smette di comprendere, smette di funzionare, smette di credere a ciò che sente.
Il racconto di un’altra violenza arriva come uno schiaffo in faccia, una violenza carnale, una violenza che non si può perdonare.
Proprio quando il nome di Gabriele ritorna a echeggiare nella vita degli amici con una verità deplorevole, torna anche Gabriele stesso, in carne ed ossa.
Stelle per pianeti di Alessio Parmigiani è una storia dove l’amicizia esprime il suo lato più tenero e feroce; dove i sensi di colpa tornano incessantemente per reclamare l’incompiuto e ciò che non si può alterare; dove «a volte si scambiano stelle per pianeti» e forse nulla è mai davvero perduto, nemmeno la possibilità di ricominciare tra le macerie.
Immagine di copertina:
Foto di Annie Spratt
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