ZENARTOWN | L’ossimoro vincente: l’origami resiliente di Jackson Villamizar

ZENARTOWN | L’ossimoro vincente: l’origami resiliente di Jackson Villamizar

Intervista allo scultore Jackson Villamizar: l’alchimista che non ti aspetti tra arte, design e sperimentazione.
16 Maggio 2025
3 min
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Non abbiamo altra costante che il cambiamento. Questa massima parafrasata potrebbe riassumere e raccontare la produzione artistica e l’esistenza stessa di un artista, imprenditore e anima in trasformazione: Jackson Villamizar.

Nato in Colombia e cresciuto a Zena, Villamizar ha interiorizzato ogni forma, idea, lingua, banco di scuola ed esperienza di vita che ha esperito nel proprio percorso umano fino a oggi, facendo agire tale comburente dalla musa delle arti, guida e continuo stimolo al cambiamento creativo. 

Incontro Jackson per caso, in un negozio di belle arti genovese e mi accorgo da subito, dalla gentilezza e dalla cura con la quale mi aiuta a scegliere una vernice per il mio quadro, di quanto fine e sensibile sia la sua anima, di quanto mondo ci sia nei suoi occhi.

Seguo da vicino, per mesi, la sua carriera artistica, lo vedo vincere premi, ottenere riconoscimenti e approvazione di pubblico e critica, non ultimo il premio speciale durante la diciannovesima edizione del Laguna Prize a Venezia che gli riconosce una residenza di prestigio presso il Museo d’Arte Contemporanea Huacuui di Sanya, in Cina dove una sua opera, creata per l’occasione, verrà donata alla fondazione museale. 

ZENARTOWN | L’ossimoro vincente: l’origami resiliente.
Fonte archivio dell’artista

In cosa consiste l’opera di Villamizar e perché chi la incontra ne rimane mesmerizzato?

L’idea alla base è semplice, come accade per ogni idea vincente, fare dell’origami una tecnica antica e relativamente nota, lo scheletro, l’ossatura di forme in evoluzione che sembrano stagliarsi tra i mondi del noto e dell’onirico perlopiù tratte dal mondo animale ma non solo.

La carta piegata alla fantasia dell’umano così forgiata nelle forme sognanti dall’artista viene trattata, e qui l’innovazione, con materiali presi in prestito dall’edilizia che l’artista conosce da molto vicino essendo lui stesso un imprenditore del settore. 

Giocando, sperimentando e vivendo, succede che le polveri di metallo, ossidate con acidi specifici, creano l’effetto corten e rame completando l’illusione: la fragile carta si fa, agli occhi dell’osservatore, monolite di metallo, totem della resistenza e resilienza che pur usurando i propri confini al confronto con il mondo si mantiene viva e integra nello stesso. 

Fondere materiali usati per scopi pragmatici e la carta, custode della creatività umana più effimera, è l’ossimoro vincente, è la formula alchemica dello stupore che, in prima battuta chi scrive, prova alla visione delle forme cristallizzate nell’evoluzione di Villamizar.

Forza e apparente debolezza.
Ideazione e creazione. 
Poesia visiva. 

Come nasce un’opera come questa, quali sono i trigger che la partoriscono?

Il primo e più importante maestro e fonte d’ispirazione è senza dubbio Salvator Dalì colui che, più di altri, rese le forme instabili e variabili dell’onirico consistenti nel mondo reale e tangibile della pittura e della performance artistica. 

L’idea può provenire da qualsiasi stimolo esterno ma racconta, ogni volta, una storia che l’osservatore ha il privilegio di raccontarsi nel proprio intimo. 

ZENARTOWN | L’ossimoro vincente: l’origami resiliente.
Fonte archivio dell’artista

Durante il nostro incontro pongo un’unica domanda al mio ospite e riguarda l’esprimere tutto ciò che non gli è mai stato chiesto in un’intervista e di dare voce all’artista, all’uomo, al creativo nella misura che ritiene opportuna. 

Villamizar esordisce con un concetto tanto importante quanto spiazzante in una scena, quella dell’arte contemporanea, che fa della ripetitività e riconoscibilità il cardine del suo stesso mercato, egli reputa importantissimo non essere monotematico nei temi, nelle forme e nelle tecniche. 

L’artista vorrebbe estrinsecare la sua personalissima visione del mondo attraverso ogni forma conosciuta, ma soprattutto sconosciuta, della produzione artistica. 

Il motivo di tale punto di visto si palesa quando, con naturalezza e umiltà disarmanti, Jackson mi racconta delle sue origini umili, dei numerosi viaggi e di come in ogni spostamento, non solo geografico, cogliesse ogni occasione di crescita e apprendimento. 

Ogni materiale, anche il più semplice, veniva rielaborato da lui e dai suoi talentuosi quanto ambiziosi fratelli, al fine di essere strumento atto al miglioramento della propria vita fino alla creazione di una florida attività familiare che, non a caso, è un mix perfetto di arte e design d’artista. 

Voglia di cambiamento, desiderio di sperimentazione e consapevolezza dell’importanza dello scambio umano prima di ogni cosa, fanno di Jackson Villamizar, artista ma anche filantropo nel mondo della clownterapia, una perla rara in un mondo che valuta ogni scambio, umano o artistico che sia, unicamente nei termini del guadagno. 

Una frase, tra le altre che riporto sul mio blocco ascoltando l’artista che mi racconta la sua esperienza umana fino ad oggi, mi colpisce nel concludere il mio testo e mi suggerisce di essere riportata così com’è allo scopo di innescare una riflessione personale in chi legge:

“ogni cambiamento porta con sé una grande opportunità:
capire chi siamo ogni volta”

Immagine di copertina:
Grafica wall:out magazine su foto d’archivio dell’artista


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Storica dell’arte, pittrice e scrittrice vive l’arte per necessità di espansione e comprensione della realtà. Ha frequentato il Liceo artistico e la facoltà di Conservazione dei Beni Culturali di Genova oltre che essersi formata nell’ambito delle artiterapie.

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