Questa storia è una tra le tante storie che vede come protagonista una giovane donna innamorata. Un po’ dell’amore e un po’ di lui. Atletico, brillante, bellissimo, divertente, incredibile, sensazionale uomo conosciuto durante un laboratorio teatrale. Rigenerazione
Sarà stato per caso idealizzato?
No, macchè!
Ebbene sì, questo è l’inizio di una travolgente, vorticosa storia d’amore.
Ci si aspetta generalmente che l’inizio di una relazione sia rosea, colma di romanticismi e languidi sguardi. In questo caso no, lui ha iniziato immediatamente a sollevare problematiche assurde.
E più lui la metteva di fronte a presunte differenze, dicendole che era troppo per stare con lui, troppo bella, troppo intelligente, troppo brillante, più lei iniziava inconsapevolmente a sentirsi lusingata, confusa, innamorata dell’idea di essere guardata e venerata come una dea dell’Olimpo.
Lui era insoddisfatto della sua vita, apparentemente la sua autostima era sotto le scarpe, lei era l’unica cosa bella, il centro del suo mondo.
Qualcuno può pensare sia fantastico per una donna essere l’unico motivo di soddisfazione del proprio compagno, la luce della sua esistenza.
Ma poi le telefonate diventano tante, il tempo da dedicare alle amicizie si deve ridurre, anche l’area professionale dovrebbe un po’ essere messa da parte, e i vestiti devono essere coprenti, il trucco leggero o assente, non si deve parlare con persone estranee, “chissà chi hai incontrato sul treno”, “chissà cos’hai fatto ieri sera”.
Accuse, taciti divieti, ansia.
Ci sono molte donne in questa situazione e non si rendono conto di quanto sia inglobante e pericolosa. Somiglia a una rana pescatrice: la sua luce abbaglia, attira, ammalia e poi, una volta vicine, c’è una bocca con denti aguzzi pronta a divorare le malcapitate prede.
Perché è così che accade, questi rapporti sono travolgenti, fagocitanti. Questi uomini sono capaci di portarci così in alto da credere di essere in paradiso, ma la sorte è poi nefasta: dopo ci portano nella profondità oscura dell’inferno. Non ci si riconosce più, le reazioni emotive sono fuori controllo, la libertà è costretta in catene, i silenzi sono un massacro, i raggiri manipolativi diventano il pane quotidiano.
Piano piano non riusciamo più a uscirne, ne diventiamo dipendenti, non riusciamo a liberarci di quest’altalena di forti emozioni. Diventa un’ossessione. Qualcuna riesce a tirarsi fuori da queste sabbie mobili, per fortuna, con fatica, con affanno, con le ossa rotte: è difficilissimo, ma è possibile.
Io credo fermamente che diventi una questione di sopravvivenza contro la tendenza all’inevitabile annichilimento che questi rapporti provocano.
Nella storia che stavo raccontando, infatti, c’è un lieto fine e spero sia di ispirazione per tutte le donne che non si sentono più libere, amate e rispettate. La via d’uscita è stata la bocca dello stomaco, non è un modo di dire. È stata una sensazione nella pancia, un’angoscia antica di distruzione, di buio, che andava a diminuire man mano che questa donna si allontanava da lui.
Non lo ha deciso, è successo.
In uno dei miei libri preferiti, Novecento di Alessandro Baricco, viene usata la metafora del quadro: se ne sta appeso per anni, decenni, immobile. Poi a un certo punto, senza motivo e preavviso… Fran! Si stacca dalla parete e cade. Nella storia che ho raccontato è successo esattamente questo. L’essere umano è nato con la propensione alla vita e cerca a modo suo, inconsciamente, di sopravvivere ai colpi che spesso la vita sferra.
Quel giorno lei è riuscita a chiudere per sempre questa porta, è uscita da quell’incubo travestito da sogno, si è rivestita della sua libertà e ha ripreso a respirare. Un’aria diversa, un’aria buona, fresca, sua.
Immagine di copertina:
wall:in media agency su opera di Ambra Castagnetti, KOLYSANKA.
Scrivi all’Autorə
Vuoi contattare l’Autorə per parlare dell’articolo?
Clicca sul pulsante qui a destra.