Alla fine si è deciso. Dopo una lunghissima, estenuante, fase di stallo il centro-sinistra in Liguria ha partorito il proprio candidato: sarà Ferruccio Sansa a sfidare Giovanni Toti per la Presidenza della Regione Liguria. Elezioni Regionali Liguria
Finalmente il quadro è quasi completo e ne possiamo studiare alcuni aspetti, che danno alla sfida elettorale ligure una luce particolare.
1 Anzitutto l’alleanza tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle.
Un’alleanza già vista in Umbria, con esiti disastrosi, e in Parlamento, dove insieme anche a Liberi e Uguali e Italia Viva, tiene in piedi il Governo.
In questi infiniti mesi alla ricerca del candidato, più volte si è rischiata la rottura, ma il diktat da Roma è sempre stato lo stesso: l’alleanza si deve fare. La Liguria è stata quindi scelta dai tessitori delle manovre politiche nazionali come laboratorio politico, dove sperimentare quello che potrebbe diventare il nuovo panorama del centro-sinistra in tutto il Paese: PD e M5S uniti stabilmente, anche sulla scheda elettorale.
Dopotutto i vaffa-day e i musi duri tra i due partiti sono oramai finiti da tempo, così Di Maio e Franceschini vanno a braccetto nel tentativo di sostenere il Governo e fermare l’avanzata del duo Salvini-Meloni.
In Liguria i sondaggi ci dicono che difficilmente questa formazione convincerà la maggioranza degli elettori, ma il vero esperimento è più di tipo relazionale che elettorale: riusciranno a convivere gialli e rossi?
2 A contendersi la Regione saranno due giornalisti, in tempi diversi presi dal mondo dell’informazione (Toti da Canale 5 e Sansa dal Fatto Quotidiano) e venduti alla politica.
Una commistione, quella tra giornalismo e politica sempre più frequente: ricordate Paragone, convertito da La 7 a Senatore, prima del M5S e poi del movimento No Europa-Italexit? Viene allora da chiedersi se sia la politica ad essersi avvicinata al giornalismo o viceversa.
Sicuramente lo scenario politico è sempre più permeato dalla comunicazione: incessante e opprimente a tal punto da mettere sempre più in secondo piano il contenuto. Un’evoluzione in cui tutti siamo coinvolti, non solo chi la politica la fa di mestiere; dalle discussioni al bar, ai post su Facebook tutti parlano di “come è stato detto” e di “cosa bisogna dire”.
E il mondo del giornalismo? Forse quello è sempre stato politicizzato, in un paese dove i giornali (e i telegiornali) sono sempre stati più utili a fare da trampolini di lancio al politico che informazione e garanzia per il cittadino.
Ed ecco allora che la Liguria, nella sua contesa elettorale estiva, diventa specchio di una realtà consolidata.
3 Non ci sono soltanto Sansa e Toti
In seconda linea vi sono altri due corridori: Aristide Fausto Massardo e Alice Salvatore (ai quali, con tutta probabilità potrebbe aggiungersi qualche altro avventuriero).
Il primo è uno stimato professore d’ingegneria, amatissimo dai suoi studenti e consulente per Rolls Royce. La seconda, studentessa disoccupata, ha vinto le primarie online del M5S sei anni fa con qualche centinaio di voti, è favorevole ad un ritorno alla Lira e ora fa la consigliera regionale.
Due profili distantissimi tra loro, eppure entrambi rappresentano un ulteriore affresco della politica ligure e nazionale: il personalismo.
Alice Salvatore qualche mese fa, appena capì che il Movimento non l’avrebbe ricandidata in qualità di Presidente (garantendole quindi una rielezione – quasi – sicura), se n’è andata, fondando un altro movimento, chiamato “il Buonsenso”, che trova nell’acqua pubblica il suo primo elemento programmatico fondante e un ritratto della stessa Salvatore come elemento caratterizzante del simbolo elettorale.
Aristide Fausto Massardo si auto-propose come candidato Presidente del Centro Sinistra in Gennaio. Nel frattempo si sono contati sui giornali circa altri trentacinque nomi papabili per rappresentare la coalizione di centro-sinistra. Lui è rimasto in piedi fino alla fine, a contendere il posto a Ferruccio Sansa; un solo obiettivo: la coalizione più larga possibile per battere Giovanni Toti. Ma PD e M5S hanno scelto il giornalista del Fatto, così Massardo, abbandonato dalla coalizione, ha scelto di fare il candidato della sola Italia Viva, il partito di Renzi.
Il celebre professore e la giovane promessa populista, volevano battere Toti, ma rischiano di rappresentare unicamente se stessi.
Infine si potrebbe ancora scrivere della sconfortante lentezza ed incapacità del Partito Democratico e della sua classe dirigente a trovare un candidato che vada bene a tutti. Ma allora credo che l’esito di tale riflessione sarebbe scontato.
Immagine di copertina:
Foto di Lorenzo R.
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