CINEMATIC*PILLS | Julieta
2016, regia di Pedro Almodovar
Trama
Julieta, Emma Suàrez, deve trasferirsi con il compagno Lorenzo in Portogallo. Un paio di giorni prima della partenza incontra Bea, un’amica d’infanzia della figlia Antìa che racconta alla donna di aver avuto un bell’incontro con Antìa sul lago di Como. Da quel momento qualcosa di viscerale e tormentato si esprime sul viso di Julieta, ciò che ha fatto parte del suo passato torna a galla impossessandosi del suo presente e del suo futuro.
Senza dare troppe spiegazioni Julieta lascia il compagno e si trasferisce in uno degli appartamenti di quella che sembra essere la sua vecchia casa.
È in questo nuovo ma vecchio luogo che Julieta si fa tremante e impaurita. Apre un libro completamente bianco, dove decide di raccontare “come sono andate le cose”, e comincia a scrivere, con una penna rossa, della sua storia e del suo dolore. Scrive su quel diario come se stesse parlando direttamente alla figlia, come se fosse lei a dover ricevere delle spiegazioni: da qui in poi sullo schermo viene raccontata la vita di una Julieta giovane e bella interpretata da Adriana Ugarte.
Recensione
Almodovar tiene ai suoi personaggi e li dipinge con molta cura facendo in modo che noi veniamo completamente coinvolti dalle loro emozioni. La storia che Almodovar vuole raccontarci è fatta di sentimenti, passioni, tormenti. I personaggi sono umani e realistici, a volte crudi, motivo per cui forse non è un regista per tutti.
Tutti i protagonisti della storia si creano attraverso l’esperienza, il vissuto, le paure e le colpe che si autoinfliggono, sono tutti in continuo mutamento, mai fermi o comprensibili del tutto, proprio come l’animo umano. Questi sono i motivi per cui tendiamo a voler prenderci cura dei personaggi, in particolar modo della protagonista Julieta, di cui mano a mano comprendiamo il dolore pur non condividendone sempre le scelte.
Julieta è l’eroina di Almodovar, impaurita dal destino, una donna fragile e insicura, sull’orlo di una depressione nella quale cade continuamente. Trema e vacilla da quando incontra Bea che le parla di Antìa fino alla fine del film.
Il diario bianco su cui scrive rappresenta la figlia, di cui Julieta ha sempre cercato di conoscere tutto, ma di cui si rende conto di non sapere nulla.
Il rapporto tra madre e figlia è alla base della storia, così come il tema della “perdita” che diviene un motivo ciclico: Julieta perde continuamente qualcuno, e ogni volta questa perdita è sempre più dolorosa, senza contare che poi la donna si dà la colpa per ognuna di queste perdite.
L’uomo che si suicida sotto il treno dopo aver cercato di parlarle per “rendere il viaggio più piacevole” ma che Julieta schiva per poi sentirsi in colpa per non averlo ascoltato; Xoan, il marito, nonché il padre di Antìa, che dopo una litigata con Julieta causata dalla presenza di un’altra donna nelle loro vite, esce per mare e muore a causa di una forte tempesta; per arrivare alla stessa Antìa, che da dopo la morte del padre si è fatta carico della madre in depressione fino ai 18 anni, e che parte per un ritiro spirituale di tre mesi dal quale però decide di non tornare mai più.
Quest’ultima perdita, non imputabile ad un amaro destino, ma a una precisa scelta della figlia, porta a Julieta il dolore più difficile da sopportare, poiché all’assenza si affianca l’attesa di un ritorno che però non avviene. Rabbia, dolore, confusione. Tutto torna di nuovo a galla dopo l’incontro con Bea.
Durante i periodi di depressione che Julieta ha vissuto la vita le scorreva davanti senza che lei ne facesse veramente parte. Ogni attimo ne anticipava un altro senza che lei se ne rendesse conto.
Julieta all’inizio ci viene proposta come un soggetto già definito, arrivato, ma in realtà sta ancora continuando a formarsi, è in continuo mutamento e analisi, comprendiamo le sue dinamiche interiori e come queste in realtà non siano ancora definitive. Il personaggio cresce e per farlo si guarda dentro e supera le colpe che crede di avere e che in parte ha.
Almodovar non risparmia nessuno dei personaggi dal senso di colpa. Tutti sono costruiti su cose non dette e tenute nascoste, sui dolori non descritti ma che trasudano dalla loro pelle.
Uno dei concetti principali che emerge è la consapevolezza che, per quanti sforzi facciamo, non riusciremo mai a conoscere realmente le persone che ci circondano, soprattutto quelle più vicine a noi.
Una possibilità di superamento di questa condizione si intravede solo nell’ultima scena: forse ciò che può garantire maggiori possibilità di “conoscere” e accettare le decisioni e le vite degli altri sono i nostri dolori, le ferite, che fanno riflettere sul dolore che anche questi “altri” hanno provato, consentendo così un riavvicinamento.
Pro e Contro
Almodovar è un regista innamorato in modo profondo e carnale della vita, la analizza in tutte le sue sfaccettature, dalla passione, all’ironia, al dolore.
Non consiglierei Julieta come il primo film per approcciarsi ad Almodovar, ma è un film sicuramente da vedere se già lo si conosce e lo si apprezza. Ci tiene incollato alla sedia, ci fa sentire, in modo anche viscerale, tutte le emozioni che provano i personaggi.
L’ attenzione del regista per tutti i protagonisti della storia è palpabile. Le scelte musicali si amalgamano perfettamente con il flusso emotivo, i cambiamenti e i contrasti di Julieta, l’alternarsi di temi musicali, anche a sfondo malinconico ci aiuta nella comprensione del personaggio e del suo stato interiore.
Contando che è visibile su Netflix, non si può che dire guardatelo!
Disponibile su Netflix.
Trailer
Immagine di copertina:
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