CINEMATIC*PILLS | Babel
2006, regia di Alejandro González Iñárritu
Trama
Il Marocco, il Giappone e il Messico. Tre luoghi, tre storie e quattro eventi che si intrecciano e si risolvono in tre punti del mondo diversi.
L’aridità del Marocco ci racconta la storia di due bambini che vivono con la famiglia come pastori sugli altopiani marocchini e che, durante una giornata di pascolo, giocano a chi sa meglio maneggiare un fucile. La loro storia così ci porta inevitabilmente a una giovane coppia americana in viaggio tra quegli altipiani, i cui figli, rimasti in America, vengono portati in Messico senza autorizzazione dalla badante per il matrimonio di suo figlio.
Ci si sposta poi in Giappone, dove la storia che fino all’ultimo sembra non essere collegata a alle altre ci descrive la vita di una giovane ragazza sordomuta che deve fare i conti con il suicidio della madre e con la bassa autostima che ha di sé stessa.
Recensione
La regia di Iñárritu e la sceneggiatura di Guillermo Arriaga creano un intreccio ben costruito e sicuramente insolito. L’intrecciarsi delle storie nel film prende il via dal momento in cui Yussef, sfidandosi con il fratello per gioco, spara un colpo di fucile verso un autobus di turisti americani. Il proiettile colpisce involontariamente una donna, Susan Jones, interpretata da Cate Blanchett, in viaggio con il marito Richard Jones, interpretato da Brad Pitt, per “riparare” ai loro problemi di coppia, iniziati dopo la morte del loro terzo figlio più piccolo. I coniugi Jones sono Angosciati dalla paura, dalla sofferenza e dalle colpe.
Mentre aspettano l’arrivo dell’ambulanza, il marito di Susan riuscirà a trovare aiuto in un piccolo paese marocchino dove l’unico dottore presente è un veterinario. Qui si scopriranno gli egoismi e le paure dei suoi compagni di viaggio statunitensi che, pur di non stazionare in quel paese, ripartiranno con il pullman lasciando li Susan quasi in fin di vita col marito.
La telefonata di Richard per avvisare la badante dei figli rimasti in America ci riporta dall’altra parte del mondo. I figli dei Jones sono costretti ad andare con la loro badante messicana Amelia in Messico per il matrimonio del figlio della donna. Amelia però non porterà con sé la certificazione di consenso dei genitori per far varcare il confine ai due bambini, e, per questo, di ritorno dal matrimonio si troverà nel deserto rischiando di far morire di sete lei e i due bambini.
La storia apparentemente slegata dalle altre è quella di Chieko, la giovane adolescente sordomuta. Questa però si rivelerà il racconto senza il quale le altre storie non avrebbero avuto nemmeno inizio.
Chieko a causa del suicidio della madre e dei suoi problemi di comunicazione, non da tutti accettati con intelligenza, arriverà ad avere dei problemi di comunicazione anche con se stessa e, sentendosi emarginata ed esclusa, soprattutto dal mondo maschile, cercherà di concedersi a uomini più grandi di lei, andando solo a peggiorare la sua autostima.
Nonostante l’apparente lentezza, che qualcuno potrebbe non apprezzare, in realtà il film scorre rapido e pulito, tutto si riesce a seguire con attenzione, anche grazie alle strepitose interpretazioni di Cate Blanchett e Brad Pitt, Elle Fanning e Michael Pena. La storia è realistica e credibile e ci incolla allo schermo fino alla fine.
Tutti i personaggi, anche se in eventi, luoghi e modi diversi, riflettono la stessa incapacità di farsi comprendere dagli altri. Tutti, nei loro eventi e nelle paure, sembrano così soli, lasciati a sé stessi, senza poter contare su nessuno. Nei momenti in cui questa solitudine viene compresa dai protagonisti i simboli ricorrenti sembrano essere il silenzio e il deserto. L’incapacità di essere compresi in aggiunta alla scelta sbagliata fatta da Yussef porta alla nascita di un intreccio drammatico ed emozionante.
Tema ricorrente è anche quello della colpa. Ogni personaggio si sente in colpa per quello che può aver causato con le sue scelte “sbagliate”.
Le colpe più grandi però verranno pagate: Yussef perderà il fratello, Amelia verrà espulsa dagli Stati Uniti e non rivedrà mai più i bambini che ha cresciuto e Richard dovrà confessare alla moglie le paure e debolezze provate in passato dopo la morte del figlio.
Pro e Contro
L’intreccio è ben snodato e comprensibile. Personalmente non lo ritengo un film lento come viene descritto da alcuni, ma è un film che cerca di spiegare le dinamiche di quello che sta accadendo. Voto super positivo alla regia e alla sceneggiatura, interessanti anche le musiche di Gustavo Santaolalla. Sicuramente un film che ci propone qualcosa di insolito, e anche per questo ne consiglio la visione.
Disponibile su Netflix e su Amazon Prime Video
Trailer
Immagine di copertina:
wall:in media agency
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