Vi è un colore che avvolge la prima di Cavalleria Rusticana, l’opera andata in scena al Teatro Carlo Felice di Genova, in coproduzione con il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino: è una tonalità seppia, calda, asciutta, come le fotografie di un tempo, che sa ancora di terra e di pane.
È il colore della Sicilia ottocentesca, di un villaggio che respira di Pasqua e superstizione, alla quale il compositore Pietro Mascagni si è ispirato, rifacendosi all’omonima novella di Giovanni Verga, rendendolo celebre fin dalla sua prima apparizione in pubblico.



Il triangolo amoroso tra Santuzza, Turiddu, Lola e Alfio – scorre con la semplicità densa del verismo lirico, di cui Mascagni fu l’antesignano.
La scena è povera, le luci morbide, qualche ombra, i costumi semplici. Il verismo, svestito di ori, velluti, fronzoli, attira per la sua carnalità, voce e gestualità.

Gli interpreti hanno abitato la scena con una verità sorprendente.
Veronica Simeoni, mezzosoprano, è una Santuzza verace e dolorosa, che non implora ma perfora il petto.
Luciano Ganci, tenore, è Turiddu, un ragazzo fragile e imperfetto, il quale si trascina tra il desiderio e la colpa.
Gesi Mishketa, baritono, interpreta Alfio, duro e minaccioso, senza mai diventare caricatura.
Nino Kikovani, mezzosoprano, è Lola, interamente vestita di bianco, un lampo straniante in mezzo al fango dei sentimenti.
E Manuela Kuster, mezzosoprano, Mamma Lucia, discreta ma tagliente, diventa poco per volta, una presenza silenziosa che pesa più di mille parole.

Il coro, seppur in formazione ridotta a causa di un’agitazione sindacale, ha trovato una naturalezza di movimento rara nell’opera tradizionale. L’assenza di sovrastrutture, ha reso tutto ancora più vero, più vicino a quelle storie che non appartengono ai re, bensì ai paesi, alle cucine, ai cortili.
L’orchestra, diretta dal Maestro Davide Massiglia, accompagna la narrazione senza sovrastare, lascia spazio, fluttua come un’onda. La durata contenuta ha dato all’opera una leggerezza rara: non una sottrazione, bensì una via più diretta per giungere al cuore

È un’opera da sentire, da respirare, da vivere. Entra addosso, graffia, scuote.
La prima grande opera lirica verista di Mascagni ricorda che la vita è cruda e semplice, e che l’arte più potente non ha necessità di orpelli.
Ed è per questo che Cavalleria Rusticana permea lo spettatore di una sensazione così forte: perché racconta la vita senza provarci troppo, portando in scena un mondo fragile e feroce, povero e luminoso, umano.
Un piccolo mondo che, per un’ora e venti, diventa il mondo degli spettatori.
Al termine un’ovazione, con il richiamo sul palco di tutti i protagonisti che hanno agito dietro le quinte, a partire dai registi Luigi di Gangi e Ugo Giacomazzi di Teatri Alchemici, alla scenografa Federica Parolini, alla costumista Agnese Rabatti, al designer luci Luigi Biondi e dal Maestro del Coro Claudio Marino Moretti.
Orchestra, Coro e Tecnici della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova.
Immagine di copertina:
Locandina originaria. Fonte Teatro dell’Opera di Roma
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